di: Luciano Lago
Dalla Francia arriva un segnale che scuote l’Europa prostrata ai dogmi del capitalismo finanziario e delle oligarchie di Bruxelles.
Contrariamente a quello che può sembrare, le motivazioni della rivolta di massa della popolazione francese, scesa in piazza contro il governo e che sta bloccando il paese con uno sciopero generale che, da oltre una settimana, sta paralizzando la Francia, non sono così banali come i commentatori dei media del sistema vorrebbero far apparire.
Non si tratta soltanto della protesta contro la “riforma” del sistema pensionistico (in realtà uno smantellamento) , che segue le direttive della stessa UE di contenere la spesa pubblica tagliando prima di tutto le spese sociali. Quello che anima la rabbia della gente di tutti i ceti quando scende in piazza urlando la sua collera contro Macron, il suo governo di banchieri, è qualche cosa di più complesso che non la semplice protesta per il taglio delle pensioni.
Inutile seguire le analisi dei media e degli opinionisti al servizio dei potentati finanziari che gli assicurano lauti stipendi e privilegi, sono quasi tutte analisi fuorvianti che ripetono ancora a pappagallo tutta la propaganda neoliberista che le loro centrali diffondono da anni per convincere che i ceti popolari hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità.
Il problema di fondo che è in questione in Francia, come in altri paesi europei, è il degrado della vita: non solo le pensioni ma anche le condizioni generali di lavoro, l’arricchimento delle grandi fortune dei finanzieri, la spudoratezza dei media al loro servizio, lo smantellamento del settore pubblico, l’indignazione per i conflitto di interesse di chi predica la riforma e lavora per i fondi di investimento privati, la precarietà diffusa del lavoro, oltre allo stress generalizzato sul luogo di lavoro determinato dai tagli, dallo sfruttamento e dalla digitalizzazione, dal degrado del servizio postale, delle ferrovie, del sistema sanitario, del sistema educativo repubblicano.
Tutto questo proviene da una storia di trent’anni addietro. Non dipende solo da Macron, il figlioccio dei Rothshild, e non riguarda solo la Francia, ma tutti coloro che ancora si ostinano a difendere le misure neoliberiste che hanno fatto crescere un sistema ed una architettura di potere capitalista che sfrutta le persone e ha creato una oligarchia di finanzieri arricchiti . Lo stesso Macron è un neoliberista aggressivo e obsoleto che arriva al potere nello stesso momento in cui si verifica il collasso di questo sistema neoliberista. Un regime che oggi cerca di conservarsi con la repressione più dura della polizia francese per difendere i privilegi di una elite plutocratica.
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Quello che accade in Francia mette in evidenza il profondo scontento delle popolazioni nei confronti del sistema economico che ha creato enormi diseguaglianze e che approfitta dell’ondata migratoria per ottenere mano d’opera a basso costo con livellamento verso il basso dei salari. Non è un caso che sono le stesse centrali di potere di Bruxelles quelle che favoriscono queste migrazioni dall’Africa verso l’Europa.
Quello che accade in Francia dimostra che il tentativo di smantellamento dei diritti sociali da parte delle elite dominanti può essere contrastato da una presa di coscienza popolare diffusa.
Il bilancio delle proteste che, considerando anche quella dei gilet gialli, dura da oltre un anno, ha prodotto 6.400 arrestati 2.600 feriti, 27 persone mutilate e, in parallelo, l’assenza di un movimento politico che riesca a incanalare la protesta verso un concreto sbocco politico.
La Francia disponeva del miglior sistema pensionistico e di welfare del continente, ottenuto nei decenni passati grazie alle lotte e rivendicazioni sociali. Questo spiega perchè la popolazione francese non abbia voglia di arrendersi come è accaduto in altri paesi. Sembra che stia arrivando la goccia che fa traboccare il vaso. Ma non si tratta di una contestazione dei sindacati, ma della rabbia delle persone, qualcosa di molto più serio per l’establishment.
I soliti trucchi dei servizi di infiltrare nelle manifestazioni i black block (agenti dei servizi o della polizia) per poi dirottare la protesta, questa volta non avranno nessun effetto, perchè la rabbia aumenterà verso i governi criminali al servizio della finanza usuraia.
Come è facilmente dimostrabile, in Francia l’azione popolare diretta ha una legittimità storica che proviene dalla sua storia sociale, dal ceto operaio francese che si è sempre dimostrato il più combattivo in tutto il continente. Quanto accade in Francia potrà avere riflesso in tutta la UE e il pericolo di un “contagio francese” preoccupa l’establishment di Bruxelles e delle centrali finanziarie dominanti. Se questo avviene sarebbe un fattore che potrebbe far vacillare tutta l’architettura della UE, visto che la logica imposta in Francia dal Governo Macron è la stessa che prevale a Bruxelles, quella della del dominio della finanza e delle lobby economiche.
Il disegno di queste centrali è quello di smantellare la sovranità degli Stati nazionali ed imporre un sistema di ordinamento unico, una “società aperta” dove le decisioni economiche e le strutture sociali siano determinate da organismi transnazionali che rispondono alla elite finanziaria.
La rivolta sociale in Francia potrebbe essere il primo segnale che l’elite ha sbagliato i suoi calcoli, che il popolo vuole difendere i suoi diritti e non si accontenta delle “brioches” che le oligarchie dominanti vogliono offrirgli.
Fonte articolo Tratto da: whitewolfrevolution
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