Oltre un migliaio di persone in occasione della “Leopolda” hanno manifestato a Firenze contro il Governo Renzi ed il PD – Si sono avuti disordini e scontri con la polizia quando questa ha bloccato un tentativo di corteo verso la sede della Leopolda. Diversi contusi tra forze dell’ordine e dimostranti, uno solo dei quali è stato portato in questura.
Si sono verificati tafferugli con lancio di pietre, bottiglie, reti metalliche, ortaggi, ma anche grossi petardi, forse bombe carta, e cariche della polizia oggi a Firenze, in occasione della manifestazione ‘No a Renzi, no al referendum’ alla quale ha preso parte oltre un migliaio di persone giunte da tutta Italia (cinquemila secondo gli organizzatori).
I dimostranti fra i quali vi erano i “no Tav”, disoccupati più o meno organizzati , gruppi provenienti da altre città come anche dalle zone terremotate delle Marche, anarchici e militanti del partito comunista dei lavoratori, sottoproletari, una rappresentanza dell’associazione vittime del salva banche ed altre formazioni. Il bilancio è stato di un ferito lieve e tre contusi tra le forze dell’ordine che hanno fatto ricorso alle cure mediche, ma anche qualche contuso tra i manifestanti. Uno di loro è stato portato in questura.
I disordini sono iniziati quando i manifestanti hanno cercato di lasciare piazza San Marco, senza l’autorizzazione per arrivare alla sede della Leopolda, il corteo non era però autorizzato e sono iniziati gli scontri. La polizia, dispiegata in forze per evitare che la protesta dilagasse, ha dovuto far fronte ed impedire l’accesso al corteo e questo ha dato origine agli scontri. I negozi della zona hanno abbassato le saracinesche e c’è stato un fuggi fuggi tra i turisti impauriti. L’aria è diventata subito irrespirabile per il lancio di fumogeni e qualche lacrimogeno.
Il primo tentativo di sfondare il cordone delle forze dell’ordine è avvenuto all’inizio di via Cavour, la strada che da piazza San Marco porta verso piazza Duomo, usando uno striscione ‘rinforzato’ da materiale metallico. E’ partito quindi un fitto lancio di oggetti verso la polizia che a quel punto ha caricato. Subito dopo, un secondo tentativo dei manifestanti: hanno divelto le reti di un cantiere, usate come scudi, e lanciato alcune grosse pietre recuperate nello stesso. E anche questo secondo tentativo è stato respinto con una carica. La terza carica è scattata perché i manifestanti hanno cercato di entrare in via della Pergola, anche in questo caso per raggiungere il centro: tutte le strade di accesso a piazza del Duomo erano presidiate. Ultimo contatto, infine, nei pressi del mercato di Sant’Ambrogio, prima che il corteo con alla testa un furgoncino si dirigesse verso piazza Beccaria e i viali di circonvallazione.
“Volevamo raggiungere la Leopolda ma il sedicente partito democratico ce lo ha impedito”, ha urlato uno dei manifestanti da un microfono sul camioncino mentre gli altri gridavano ‘Cecco libero’, riferendosi al compagno fermato dalla polizia. Dopo un lungo sit-in sul viale davanti a piazza Beccaria, chiuso al traffico, il corteo si è sciolto, con i manifestanti controllati dalle forze dell’ordine per evitare che piccoli gruppi potessero dirigersi verso la Leopolda, distante circa mezzora a piedi dal luogo della protesta. Molte le scritte contro il governo e contro Renzi lasciate lungo il percorso e subito cancellate. Il sindaco Dario Nardella ha condannato “l’inqualificabile violenza”.
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Nota: di sicuro c’è un’aria pesante nelle piazze e nelle strade delle città d’Italia ed il governo Renzi risulta sempre più impopolare, visto che buona parte dell’opinione pubblica ha ormai perso la pazienza. I problemi sono tanti ma è divenuto chiaro che questo governo, al di là delle chiacchiere del fiorentino, come quelli che lo hanno preceduto, si trova al servizio dei potentati finanziari sovranazionali e di tutto si occupa meno che dell’interesse dei cittadini.
Tuttavia l’appoggio decisivo delle grandi banche, come la JP Morgan (quella dello spot per la riforma costituzionale), della Confindustria e persino quello ufficiale dell’Ambasciata USA, hanno infuso nel premier una certa sicurezza che sconfina nella tracotanza e questo spiega il carattere sempre piu distaccato dalla realtà che Renzi ed i suoi collaboratori manifestano in varie occasioni.
Le urla e gli slogan che partono dalla piazza della sua stessa città di provenienza possono contribuire dare un certo “risveglio” a Renzi ed alla Boschi, l’altro risveglio potrebbe venire dal risultato del referendum del 5 Dicembre.
Fonte: www.controinformazione.info