Gli animali che vediamo negli zoo e nei circhi vengono strappati dal loro habitat naturale e detenuti in gabbie in ambienti non favorevoli per la loro sopravvivenza.
Nei circhi in particolare gli animali più feroci o ingestibili (tigri, elefanti, leoni, etc) vengono addestrati e indociliti tramite l’utilizzo di scariche elettriche, droghe, sedativi e botte di ogni genere. Spesso il circo detiene gli animali in situazioni di degrado,scarsa igiene o addirittura inesistente, malnutrizione e maltrattamenti continui. La condizione fisica di questi esseri viventi è evidentemente critica, ma ancor più allarmante la condizione psicologica . Spesso si autolesionano o si lasciano morire di fame per la disperazione!
Negli zoo non sono felici, non possono muoversi in spazi adeguati, le loro “case” recintate non assomigliano minimamente agli ambienti di provenienza. E per di più, spesso sono costretti alla fame, fino a che non ce la fanno più, si accasciano, e muoiono. Putroppo però la sorte degli animali che vivono negli zoo italiani interessa alle associazioni animaliste e a pochi altri.
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Gli zoo si propongono al pubblico con diversi nomi: zoo-safari, parchi natura, acquari, mostre faunistiche, fattorie didattiche, zoomarine, bioparchi. Nomi esotici e ultramoderni, dietro cui in realtà si nascondono spesso strutture polverose, fatiscenti, gestite in totale sfregio delle normative.
Si attende una legge comunitaria, ma dopo anni di annunci, revisioni e rinvii, il provvedimento non è ancora partito.
E allora ecco che proliferano decine di recinti senza licenza, dove imprenditori e famiglie circensi possono liberamente esporre ogni specie di animale esotico: leoni, tigri, lemuri, scimpanzé, giraffe, boa, coccodrilli, cicogne, cammelli, e così via. Esemplari che catturano l’attenzione di visitatori di ogni età, che a migliaia ogni anno partecipano a una pratica che ha radici ottocentesche ma che oggi ha fatto il suo tempo.
In due secoli l’uomo dovrebbe aver sviluppato una sensibilità e un rispetto diversi nei confronti degli animali. Oggi prevale l’idea che sia meglio osservarli e garantirne la sopravvivenza nel loro ambiente naturale e non in aree delimitate e ambienti artificiali, dove la maggior parte degli esemplari vede le proprie abitudini istintive e sociali represse, dove sono costretti a vivere un’intera vita in pochi metri quadri, con poco cibo, esposti al caldo o al freddo innaturali per loro.
Fonte: https://zapping2017.myblog.it/2020/12/15/11489/
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